Ogni anno il 31 dicembre è la serata in cui si rispettano più tradizioni insieme:
indossare qualcosa di rosso,
almeno un indumento deve essere al rovescio
a mezzanotte il primo bacio deve essere dato alla persona che più amiamo
non entrare o uscire di casa con il piede sinistro…
e soprattutto mangiare tante lenticchie.
Ad alcune di queste tradizioni riusciamo a rinunciare, ma ad una assolutamente no.
Costi quel costi, nonostante il cenone ricco e variegato, a capodanno almeno un piatto di lenticchie lo
mangiamo. Perché, si dice, «portano fortuna, e ricchezza».
Superstizione? Non proprio. Una spiegazione per questo rito propiziatorio c’è, e ha origini antiche. Le
lenticchie, infatti, sono il primo legume coltivato dall’uomo: si coltivano dal 7000 a.C. e i Greci e i
Romani ne erano ghiotti.

È proprio ai romani che si deve questa usanza: anticamente, all’inizio del nuovo
anno, si regalava la scarsella, ovvero una borsa di cuoio da legare alla cintura che conteneva, appunto,
lenticchie. Tale borsa era molto simile a quella in cui si era soliti mettere le monete.
L’augurio, già allora, era quello che le lenticchie si trasformassero in monete sonanti durante l’anno.
Il motivo? Anzitutto l’aspetto di una lenticchia, che, con la forma di lente (da qui il suo nome), assomiglia
a una moneta, ma anche per il suo valore nutrizionale, noto da tempo. Ricca di proteine, ferro, sali
minerali e vitamine del gruppo B, la lenticchia sazia di gusto, e un tempo era considerata una vera
ricchezza per chi, senza soldi per comprare carne, durante il freddo inverno grazie alla scarsella poteva
assicurarsi una riserva di cibo. Insomma, una scorta, ma davvero molto preziosa.
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